La creatina micronizzata è una variante della classica formula di creatina monoidrato. Quest’ultima, anche se è la più utilizzata in assoluto dagli atleti, presenta delle limitazioni, prima fra tutte la scarsa idrosolubilità. Messa in acqua e mescolata, la creatina monoidrato rimane in sospensione, e poi tende ben presto a depositarsi sul fondo del recipiente. Così come nel bicchiere, la quota della creatina che non si è solubilizzata si deposita nello stomaco e nell’intestino, richiamando acqua per effetto osmotico. Tutte queste cose possono causare dei dolori addominali e diarrea, con conseguente disidratazione, la predisposizione ai crampi muscolari e al calo della performances. Ecco perché si è pensato di cambiare il sale monoidrato della creatina, andando a ridurre le dimensione dei cristalli che lo costituiscono. Ecco che nasce la creatina micronizzata. Andiamo a scoprirla in questo articolo.
Creatina micronizzata e caratteristiche
La creatina micronizzata, rispetto a quella tradizionale ha la capacità di rimanere in sospensione più a lungo, grazie ad un diametro delle polveri nettamente inferiore. Il risultato, dunque, è un migliore assorbimento ed una riduzione dei classici problemi intestinali. Perciò potremmo sintetizzare così i suoi vantaggi:
- Una migliore solubilità in ambiente acquoso;
- Una più lunga persistenza in sospensione in soluzioni acquose;
- Una ridotta tendenza a formare aggregati e corpi di fondo;
- La maggiore tollerabilità gastro-enterica.
Il prezzo della creatina micronizzata è di poco superiore rispetto alla tradizionale monoidrato, ma nonostante ciò, rimane una delle formulazioni più economiche, anche grazie all’elevato contenuto in creatina.
Effetti negativi della creatina micronizzata
Come abbiamo visto, la creatina micronizzata aiuta a superare uno dei principali limiti della tradizionale formula monoidrato: la scarsa solubilità. Non agisce, però, a livello muscolare, dove si ritiene esista il maggior limite all’azione della sostanza. Quando la creatina fa l’ingresso nelle fibre muscolari, questa è legato alla presenza di un trasportatore attivo sodio dipendente, che pare faccia aumentare in numero e quantità in risposta all’insulina e va diminuire in seguito all’assunzione cronica di creatina. In sostanza, il trasportatore viene smorzato dall’esposizione continua alla creatina extracellulare, motivo per cui non risulta necessario ciclizzare l’assunzione. Dunque, una maggiore concentrazione di creatina nel sangue non è che equivale all’avere una quantità di essa in dosi superiori a disposizione dei muscoli. Ecco perché, in realtà, la creatina micronizzata non ha nessun vantaggio rispetto alla classica forma monoidrato, se non per chi lamenta dei disturbi intestinali in seguito alla sua assunzione.
Conclusioni
Il metodo più usato per incrementare l’ingresso di creatina nelle cellule è quello di assumerla insieme a dei carboidrati, può essere anche una banana o un succo di frutta, ma anche insieme a una piccola dose di proteine del latte. Anche gli amminoacidi vanno a stimolare il rilascio di insulina e contribuiscono a massimizzare lo stimolo anabolico della creatina micronizzata.